Moni Ovadia con una statua classica in una scena di "Delfi (studio per suono, voce, video e buio)"

DELFI (studio per suono, voce, video e buio)

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DELFI (studio per suono, voce, video e buio)

DELFI (studio per suono, voce, video e buio)

spettacoli

Parma, Festival Teatro 2, 1990
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Il vuoto, il silenzio, ma soprattutto il buio. La scena si oscura rendendo lo sguardo incapace di distinguere ciò che la forma. Solo due schermi rivelano alcuni particolari, guidando lo spettatore al buio grazie al collegamento in diretta con due camere agli infrarossi, collocate nel teatro. Per mezzo di movimenti sincronizzati si muovono come occhi che inseguono l’attore sul palco, cercando di decifrare uno spazio gremito di statue.

È una Delfi notturna, quasi invisibile, la statua di un museo gremito di turisti che cerca di liberarsi del vociare, delle macchine fotografiche, degli sguardi che non vedono in profondità, e che infine ci riesce, resta avvolta nel silenzio, nell’essenzialità, nel buio. Questa riduzione dell’immagine al minimo è un atto purificatorio: le statue saranno restituite a un nuovo sguardo, a una nuova sensibilità. Tutta la drammaturgia è tesa alla semplificazione e alla rinuncia, nel tentativo di piegare l’elemento dissacrante della tecnologia entro i confini della poesia.

2 programmi video sincronizzati
2 monitor 50'
2 camere IR
2 lettori 3/4
progetto luci
35 copie in gesso di statue ed elementi architettonici

Produzione Teatro 2, Parma
Ideazione Fabio Cirifino, Piero Milesi, Moni Ovadia, Paolo Rosa
Regia Paolo Rosa, da un testo di Ghiannis Ritsos
Collaborazione alla regia Luca Scarzella
Fotografia e progetto luci Fabio Cirifino
Riprese video Mario Coccimiglio
Camere infrarosse in diretta Riccardo Apuzzo, Elmar Bartlmae, Maryo Ferwerda
Montaggio video Cinzia Rizzo
Suoni e musiche Piero Milesi
Collaborazione suoni e musiche Davide Rosa
Attore Moni Ovadia
Produzione esecutiva Carola Aricò